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DJ DOUBLE S: L'ETÀ DELLA RAGIONE

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AELLE.EMAIL #17 | 24/09/24

DJ DOUBLE S: L'ETÀ DELLA RAGIONE

AL 42 Dicembre 1999 / Gennaio 2000

Di Vigor

Il dj che sto per incontrare non ha bisogno di particolari presentazioni, nonostante la giovane età (21 anni) è già da molto tempo conosciuto nella scena, ricordate il vincitore degli AL Awards dell’anno passato? Quando stiamo per partire è lui stesso a chiedermi di non cominciare con la solita domanda: “Come hai iniziato?” e bla bla... Così la mia prima domanda è:

Qual è il tuo rapporto con la musica?

“Penso che a priori mi dà delle emozioni. Senza la musica il mondo sarebbe sicuramente un luogo più triste, la considero un po’ la colonna sonora della vita in generale, lego ad essa tutti i momenti particolari della mia vita. In ogni caso ho sempre ascoltato musica sin da piccolo e di qualsiasi genere, credo che sia bello ogni genere musicale. Ultimamente ho smesso di precludermi l’ascolto dei generi diversi dal rap, infatti prima dell’Hip Hop ascoltavo tutt’altro, soprattutto quello che passava la radio, poi intorno al ‘90 ho iniziato a sentire, sempre dalla radio, gente come Mc Hammer, Vanilla Ice, Run DMC e Public Enemy. E da lì ho iniziato ad ascoltare solo quello.”

Come mai solo quello?

“Non saprei spiegartelo esattamente, anche perché io non capivo praticamente nulla del messaggio e dei contenuti. So solo che mi prendeva bene ascoltarlo. Ora non ho più paraocchi e anche se cerco unicamente l’Hip Hop e gli originali, ascolto comunque tutto ciò che mi arriva senza nessun pregiudizio, ci sono pure delle cose che mi piacciono tipo i Red Hot Chili Peppers, gli Eurythmics e i Queen perché riescono a darmi comunque delle emozioni come a volte neanche il rap riesce a fare.”

Com’è avvenuto il passaggio da semplice ascoltatore ad addetto ai lavori?

“Quando ho capito che il rap mi piaceva, ho cominciato a comprare i dischi, ho visto i film tipo “Beat Street” ma non pensavo di fare il dj bensì di ballare breakin’. Non ottenevo dei gran risultati, ma in quel periodo a Torino, la mia città, c’erano parecchie situazioni dove ballare e suonare il rap, io non le frequentavo per via della mia giovane età,… ma per sentito dire mi infottavo di questo. Poi ho conosciuto Enzo, un amico del mio quartiere, che faceva il dj ed era anche piuttosto bravo, lui mi ha invitato a casa sua e mi ha mostrato i piatti… è stata una folgorazione. In fondo come breaker non mi sono poi impegnato molto.”

Dopo la folgorazione?

“Andavo ancora a scuola, non avevo grosse possibilità economiche e risparmiando il più possibile mi compravo i dischi, i miei nel frattempo mi avevano regalato i piatti ed io ricambiavo la loro fiducia e spesa impegnandomi nello studio e comunque allenandomi con i giradischi.”

In cosa ti allenavi all’inizio?

“Prima a mixare, però non ero molto bravo e così ho cominciato a scratchare. Era sempre Enzo che in quel periodo era piuttosto conosciuto a Torino, a mostrarmi come fare per lo scratch. Adesso con lui siamo rimasti molto amici, lui non è un b-boy ma io so che quando ho bisogno lui c’è: è uno dei miei migliori amici. Con il tempo poi ho affinato anche il gusto per la ricerca musicale, grazie anche ad un programma su Radio Black Out di Torino, infatti mi registravo le puntate e poi andavo a cercarmi i pezzi potenti, magari senza saperne i titoli… sto parlando di gente tipo Ghetto Boys, Masta Ace e Pharcyde.”

Quando sei entrato poi in contatto con altri che già facevano?

“Conoscevo dei writers tipo i KNZ e uno di loro mi ha invitato al Regio, che come tutti sanno a Torino è sempre stato un punto di ritrovo molto importante, lì ho conosciuto gli attuali Lyricalz allora in cerca di un dj. La cosa mi ha subito intrippato. All’epoca già alcuni parlavano di me soprattutto per la mia giovane età, io ero consapevole delle mie capacità pur sapendo che dovevo ancora percorrere molta strada. Comunque è iniziato tutto così, il mio primo gruppo sono stati i Lyrical Gang. Io, comunque, continuavo a frequentare anche altri personaggi del periodo, le varie jam a Milano e Bologna, le prime sfide ecc… ecc…”

Quando hai capito che avresti fatto solo il dj come mai hai scelto di specializzarti nelle ‘evoluzioni’?

“In realtà ho cercato di diventare un buon dj completo. Se tu cerchi uno in grado di mettere i dischi per un concerto live, io sono capace, se cerchi qualcuno per far ballare la gente in una serata, io sono capace e se cerchi chi faccia dei buoni mixtapes, io lo so fare. Quindi non mi sono mai soffermato solo sull’evoluzione delle tecniche. Per esempio con il tempo e gli sbattimenti ho imparato a lavorare improvvisando, mentre all’inizio cercavo di essere il più preciso possibile addirittura preparandomi una scaletta per le mie serate. Una volta acquisita l’esperienza e la tecnica necessaria ho abbandonato questa strada riuscendo a suonare tutto quello che mi piace e piace alla gente a seconda del feeling che si crea.”

Invece con la cassette?

“All’inizio le facevo solo per i miei amici, anche perché non pensavo di poter diventare un personaggio grazie al fatto di essere un tapemaster, ma affinando la tecnica nel confezionare i nastri la cosa si faceva sempre più interessante, così non potevano più essere cassette solo per gli amici. Mi sono sempre impegnato a fondo nel confezionare i miei prodotti al massimo del potenziale, a volte anche mettendoci troppo tempo. Considero i mixtapes un’opera d’arte dove tu, dj, facendo sentire quello che sai fare tecnicamente e interpretando a tuo modo i brani altrui, sei in grado addirittura di far cambiare umore alla gente. E’ come raccogliere in un unico prodotto situazioni, atmosfere e momenti diversi che riassumono un periodo. Io sono ancora molto legato ai miei lavori del passato perché spesso erano realizzati con mezzi limitati (mi tiravo un c**o così), ma raggiungevano alti livelli tecnici ed emotivi.”

Quando gli altri si sono accorti di tutti i tuoi sbattimenti?

“Next One è stato il primo che ci ha visti suonare, intendo i Lyrical Gang, nel ‘95 e ci ha così coinvolti nei suoi progetti. Il mio vero trampolino di lancio è stato l’Hip Hop Village del ‘95 a Torino. Lì ero scatenato, volevo solo scratchare, infatti ti rompevo sempre le balle per poter mettere i dischi,… ho conosciuto praticamente tutti in quell’occasione: Sottotono, Otierre, Neffa, Gruff ecc. ecc. Avevo una fotta incredibile in quel periodo, vorrei ancora essere così.”

Perché come sei adesso?

“Sono diverso, un po’ di fotta l’ho persa. Penso che gli anni passati e le esperienze di vita mi abbiano maturato e calmato un po’. Non mi butto più sopra due piatti appena li vedo. Ora credo di essere ad un altro livello, senza essere immodesto, credo sia di tipo superiore. Ho raggiunto una maturità artistica, ma soprattutto sono più maturo come persona. Questa cosa la considero più importante, secondo me puoi essere bravo a fare qualunque cosa, ma se non sai comportarti con gli altri allora non va bene. In Italia ci sono molti personaggi di questo tipo, io invece mi sono sempre impegnato ad essere una persona umile; senza doverlo calcolare mi è venuto del tutto naturale.”

In questo senso le tue esperienze personali come ti portano a considerare la situazione della cosiddetta scena?

“Le mie esperienze personali mi hanno portato a volte ad avere a che fare con delle persone con le quali poi per via di varie incompatibilità sono nate incomprensioni se non addirittura scazzi, non rinnego comunque nulla di quello che ho fatto, anzi credo che tutto serva, anche le esperienze negative, perché da ogni cosa puoi trarre l’energia per andare oltre. Con il passare degli anni molte cose si rivalutano e i vecchi rancori spariscono. In questo senso quello che succede spesso tra i vari b-boy non tiene conto del rispetto umano che dovrebbe esserci tra le persone. Qualcuno vuole imporre le proprie regole di comportamento agli altri. Questo per me è inaccettabile. Bisogna essere più diplomatici, anche se questo mio modo di essere mi ha portato parecchie critiche. Penso sia un peccato che molti bei progetti vadano all’aria per via di questi atteggiamenti. Non c’è bisogno di scazzare per dimostrare la scarsezza di un altro, se uno lo è, scarso intendo, prima o poi la gente se ne accorgerà… e questo non è comunque il punto più importante,… è importante che ognuno faccia per bene le proprie cose. Sicuramente all’esterno non giova vedere tutto questo disfattismo.”

Come sta l’Hip Hop?

“È sempre una questione di alti e bassi, a volte c’è chi fa il botto e a volte non succede nulla per un po’. Distinguerei comunque il mercato underground da quello più commerciale; penso che nel sottosuolo la gente stia producendo bene e stia anche ottenendo buoni risultati. Il tutto deve essere alimentato dal supporto dei b-boy. Spesso mi capita di vedere gente che cerca il disco preferito nel negozio e non lo trova, ma poi non va a comprarlo alle jam, questa cosa deve essere alimentata prima dall’interno e poi dall’esterno; capisco che non tutti hanno i soldi e si duplicano poi le robe però bisogna rendersi conto che dietro questi prodotti c’è tanto sbattimento oltre alla fortuna di fare un bel mestiere. Vanno comprati più prodotti originali, così tutto può funzionare a dovere.”

Mi dispiace, ho commesso un errore nel non riconoscere che c’era ancora del testo da formattare. Hai ragione, c’è dell’altro testo nell’intervista. Ecco la parte finale formattata correttamente:

Cosa stai facendo adesso?

“Ora oltre a fare il dj, lavoro anche in un negozio di abbigliamento e dischi, mi occupo del settore rap, R&B, break and beat e battle break. In questo modo posso sentire tutte le uscite discografiche ed ascoltare musica Hip Hop tutto il giorno anche se quest’impegno mi toglie tempo per potermi allenare come dj. Cerco sempre di tenermi impegnato, avendo deciso di voler campare con questo mestiere, quello del dj, devo darmi da fare. Faccio anche delle serate quando capita in diversi locali.”

Che tipi di locali sono?

“Mi è capitato di suonare in locali dove non ci sono b-boy, ma preferisco sicuramente farlo dove c’è la gente che ascolta Hip Hop. Mi piace vedere il pubblico che si infotta con i pezzi che metto, e siccome preferisco suonare roba più ricercata, è un po’ più difficile che riesca a far ballare gente che non ne sa. Quelli che preferisco sono i pezzi del ‘94/’95 perché mi sembrano migliori e più potenti rispetto alla roba attuale che reputo invece più fiacca.”

Stai suonando con qualcuno dal vivo?

“Non facendo più parte di alcun gruppo specifico, attualmente suono e ho suonato con: Neffa, La Famiglia,… Otierre, Chief, Sab Sista, Left Side, Merda E Melma, Gate Keepaz diciamo che ho lavorato praticamente con tutti. Mi dà un sacco di soddisfazioni suonare dal vivo, credo molto nel costruire uno spettacolo live e di solito mi inserisco nello show altrui mettendomi a disposizione degli mc guadagnandomi la loro fiducia generalmente senza strafare, ma facendo sentire la mia presenza in maniera equilibrata. Ad esempio faccio del cuttin’, degli scratch nei ritornelli ecc.”

Parlami delle battle alle quali hai partecipato.

“Le mie esperienze sono state molto poche, però mi hanno dato molte soddisfazioni: due gare ad alto livello che ho fatto due volte sono arrivato secondo. In entrambe le occasioni avrei meritato la vittoria ma nel primo caso, a Bruxelles, giocavo fuori casa e mi sono scontrato con Grassopher che è belga, la seconda volta, allo show case dell’I.T.F. a Bologna, in finale sono stato più completo di Tayone anche se lui scratchava meglio di me, però ho commesso un errore nella mia routine finale e mi è costato la vittoria.”

Cosa pensi dei personaggi usciti poi dalle varie battle?

“Il livello si è alzato tantissimo e tutte le tecniche che sono state introdotte mi hanno esaltato parecchio al punto che ho cercato di impararne il più possibile (crab, flare), però penso sia importante sapere anche le cose basilari e non solamente le nuove evoluzioni. Ci sono un sacco di ragazzini che scratchano di brutto ma che non conoscono i pezzi e non sanno mettere a tempo due dischi. Il dj non è quello che scratcha e basta. Il dj è ben altro. E’ colui che intrattiene le persone con i dischi. E’ molto importante anche la cultura musicale, io stesso sto cercando di imparare il più possibile ascoltando anche la musica soul e funk.”

Cosa ti piace nello scratch?

“Principalmente la parte musicale, ad esempio ci sono alcuni scratch molto semplici che però suonano di brutto. Tecnicamente ci sono robe di Dj Babu e Dj Revolution che spaccano. I miei preferiti all’epoca erano Dj Scratch e Premier per lo stile ma anche Pete Rock…. Degli ultimi, oltre ai due di prima, ci sono Q-Bert, che per le tecniche è un ‘mago’, Mista Sinista e tutti gli X Men. Per la completezza come tapemaster mi piacciono Tony Touch, ancora Premier e Babu.”

A proposito delle crew di dj?

“Credo che siano una figata in generale, in Italia ce ne vorrebbero di più, anche se ultimamente il djing è molto considerato e questo è importante sia per i dj che per l’Hip Hop in genere: non c’è solo il rap ma anche altre cose. Io ora preferisco stare solo, nessuno mi dice cosa devo fare. Faccio quello che più mi soddisfa in relazione alla mia attività, coltivo la mia passione 24 ore su 24.”

Che dischi stai ascoltando ultimamente?

“Sto ascoltando roba underground tipo: Defari, Dilated People ecc. ecc. Della west coast mi piacevano le robe di Dr Dre, che ogni tanto ancora mi riascolto, poi ascolto roba della Rawkus, mentre di italiano penso che ci sia roba potente e tra i miei preferiti ci sono Neffa, Merda E Melma, Gate Keepaz che sono anche amici, Mahory B e Left Side. Infatti io li inserisco nelle mie scalette, anche se a volte è faticoso poiché non tutto il materiale esce in vinile, comunque quel poco è giusto spingerlo. Quando preparo i mixtape a dir la verità si sente la differenza tra i pezzi italiani e quelli americani, per questo mi piace realizzare nastri interamente di prodotti italiani. Devo aggiungere che i tape che faccio ultimamente perdono un po’ del fascino del ‘clandestino’ datosi che preferisco regolarizzarli con il bollino SIAE soprattutto perché si tratta di materiale italiano e per farlo arrivare a tutti deve poter essere venduto nei negozi.”

Ma quante copie vendi dei tuoi mixtape?

“Con “Lo Capisci L’Italiano 1” sono arrivato a mille copie, che sono tante, al punto da venir paragonato ai prodotti ufficiali arrivando addirittura nella classifica delle vendite. La cosa mi ha lasciato comunque perplesso.”

A proposito di classifiche, l’aver vinto l’AL Awards…

“In primis volevo ringraziare tutti quelli che mi hanno votato…. Penso però di aver ottenuto quel risultato in virtù del fatto che in quel periodo ero presente in molti prodotti italiani di successo, è stato un riconoscimento alla mia costanza. Pur essendo consapevole delle mie capacità io personalmente non mi reputo il miglior dj italiano. Ne sono comunque contento.”

Progetti futuri?

“È uscito “Lo Capisci L’Italiano 2” e in futuro “Lo Capisci L’Italiano 3”, farò ancora serate live sia con i gruppi che nei locali. Ultimamente ho scratchato dei pezzi sul nuovo album di Kaos e su molti altri appena usciti. Sono contento che i vari artisti mi chiamino per inserire i miei scratch nei loro dischi e spero continuino a farlo.”

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